giovedì 7 maggio 2015

Nick della terra dei canguri

Durante i primi mesi del 2015 Kyrgios ha dato ulteriore conferma di tutto il suo potenziale, ma ha palesato anche dei preoccupanti limiti. Prima di ogni altra dote va sottolineata la forza caratteriale: Nick è un tennista che non teme i grandi palcoscenici – anzi, in quei momenti si esalta. Le pressioni pre-Australian Open, il primo slam casalingo da “celebrità”, le ha trasformate in motivazioni. E per la seconda volta si è issato, primo diciannovenne a riuscirci dai tempi di Federer, ai quarti di finale di un major.

Nick col suo idolo Superman, dopo averlo battuto al Master 1000 di Madrid

 Stavolta nessuno grande scalpo – anzi, è capitombolato proprio di fronte a Andy Murray, che gli ha nascosto la pallina per tutto il tempo – ma tanta solidità e tanto apprezzabile, enorme coraggio. Due partite vinte al quinto, con la coinvolgente rimonta – da 2 set sotto – contro lo stimabile italiota ragionier Seppi, arrivato allo scontro dopo aver eliminato Federer ai sedicesimi. Potenza per Nick, ma anche una certa dose di classe e, soprattutto, creatività: palle corte, volée (spesso azzardate), soluzioni in contropiede. E un rovescio biliardistico poco appariscente ma sempre più efficace: giocato senza sforzo, scarsamente caricato, un colpo in controtendenza con lo stile dell'australiano: efficace tuttavia nella sua precisione poco, deo gratias, arrotata. 

Il tracotante Nick è stato accusato d'arroganza da avversari (battuti) e giornalisti, e non è certo l'incarnazione terrena della diplomazia: esulta senza freni, urla, sbraita, protesta, gesticola. Frequentemente becca uno o più warning (siamo in attesa della prima squalifica). Osservandolo bene però è difficile ritenerlo un presuntuoso; certo, l'impressione può anche sollevarla, e indubbiamente il confine tra sicurezza e protervia è labile, ma Nick più che altro è un capopopolo. Uno che ha guardato i compatrioti in tribuna e senza parole li ha convinti a divenire un branco, una mandria con cui ha affrontato senza timore la campagna australe: è un leader nato, le persone non hanno bisogno di una motivazione per seguirlo: Nick è uno di quei rari esempi di maschio alfa di stampo preistorico, capace di imporsi immediatamente per carisma e potenza senza sottomettere nessuno. E non è mai scorretto – esuberante sì, scorretto (finora) mai. Spesso, tra un'imprecazione e l'altra, si complimenta con l'avversario. Più che un bullo che tormenta i novellini, immagine evocata a più riprese da chi non ama Kyrgios, Nick è uno di quei ragazzi grandi e grossi che protegge i membri deboli del proprio branco: e se questo significa imporre la propria presenza contro l'altro maschio dominante, be', lui certo non si tira indietro. 

Il suo comportamento divide e continuerà a dividere, ma tornando per un attimo al più interessante tennis, il quarto di finale contro Murray ha dimostrato che il giovane bombardiere non è ancora pronto a competere (almeno sul cemento) contro i migliori atleti dell'ATP. Troppa la differenza nella sicurezza dei colpi e nel ritmo di gioco. Ad ogni partita è destinato a imparare qualcosa in più, e prima o poi – forse – ce la farà. Al momento il dritto è il colpo che dà meno sicurezza: arma letale, è vero, ma solo se usata in modo conclusivo: quando deve interloquire o alzare leggermente la pressione, va in difficoltà - probabilmente a causa degli elevati tempi necessari a caricarlo. Proprio ieri Nick ha battuto Roger Federer al secondo turno del Master 1000 di Madrid, ottenendo la seconda vittoria contro un ex numero uno del mondo: non è stata una partita epica come quella contro Nadal, ma comunque memorabile: quasi tre ore di match, un tie-break finale che è terminato al dodicesimo punto e tanti, tantissimi scambi da rivedere. Con questa vittoria Kyrgios ha ottenuto il proprio best ranking, leggermente fuori dai primi trenta del mondo: la sua classifica è alta soprattutto grazie agli slam, e qui arriviamo al nemico principale - per ora, almeno - di questo giovane tennista: gli infortuni. Non è una novità per i grandi, alti battitori, ma a preoccupare maggiormente è la pluralità degli incidenti occorsi a Nick: spalla, caviglia, avambraccio, piede: le parti del corpo ancora illese sono rimaste poche. La media punti di Kyrgios in relazione ai tornei disputati è molto alta, ma quest'anno per lui sarà importante, più di ogni altra cosa, trovare una soluzione a questo dilemma: dovrà allenarsi molto e migliorare il proprio fisico, così da trovare costanza e sicurezza. Più che raggiungere una semifinale a Wimbledon, sarà ragguardevole partecipare a vari tornei consecutivamente. A tal proposito, la settimana scorsa ha disputato la prima finale ATP a Estoril (250), su terra rossa (!), persa nettamente contro il pavone gallico Gasquet. Oggi, dopo l'estenuante prova di ieri, è uscito al terzo set (al terzo turno di Madrid) contro il gigantesco Isner, che ha meritato appieno di passare il turno: è stato già un miracolo arrivare al testa a testa finale per quanto visto in campo (circa venti punti di differenza totali).

Presto ci sarà il Roland Garros ma, sebbene Kyrgios abbia dimostrato di saper giocare sulla terra meglio di quanto credessi, l'obbiettivo non è tanto arrivare ai piani alti della gloriosa melma parigina, bensì accaparrare più punti possibile prima di Wimbledon 2015, auspicando così di presentarsi a Londra come testa di serie: perché se l'Australia è la terra natìa, i sacri prati inglesi costituiscono ormai la dimora adottiva, e lì per la prima volta sarà chiamato a confermare un risultato importante. Una prova difficile che, ci scommetto, Nick affronterà con coraggio – sempre che non si infortuni prima.  

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