A seguito dell'increscioso episodio
avvenuto a Shangai, di cui abbiamo già parlato in precedenza, in cui
– riassunto veloce – Kyrgios ha gestito una seconda come se
stesse giocando a pallacanestro a casa sua e, non contento, è uscito
dal campo prima che l'avversario potesse rispondere, in seguito a
quest'evento dicevamo, è stato sospeso dall'ATP fino a metà gennaio
(prima dell'inizio degli Australian Open) e ha ricevuto 36,000
dollari di multa (complessivi) per una “condotta che va contro
l'integrità del gioco”. Che Kyrgios non volesse essere lì, che
volesse tornare a casa dopo Tokyo e che sfidare Zverev non fosse
proprio tra le sue priorità (almeno a tennis, con Pokémon Go non si
sa), è una cosa talmente evidente, talmente infantile e pruriginosa
da risultare quasi incommentabile. O meglio, l'ha commentata Federer
che in tutta la sua celestiale gloria per definizione non può essere
banale o scontato, e ha detto che, in breve, “Kyrgios deve avere
rispetto per il circuito e non può giocare bene solo quando ne ha
voglia”. Ecco, scrutate le parole del Maestro e che sia lui ad
amplificare la nostra voce. Nel frattempo Kyrgios ha raggiunto il suo
best ranking in carriera (numero 13 ATP), si sta allenando a casa con
la ragazza Ajla Tomljanovic (seriamente, è una tennista anche lei),
che ahinoi poco ricorda la ferrea e tirannica Mirka, e ha ricevuto
proposte professionali poco garbate da Connors (da Connors del resto
non bisognerebbe aspettarsi garbo). Pare che Nick abbia accettato lo
“sconto” ATP, che prevede la riduzione della squalifica a sole
tre settimane in caso si frequenti uno psicologo dello sport (tanti
auguri a chi parlerà con Kyrgios). Poco cambia in ottica tennistica:
lo ritroveremo – seriamente e non in amichevole – in Australia.
Finire l'anno in castigo comporta più danni all'immagine che alla
carriera. Il 2017 ci dirà davvero cosa vuol fare da grande Nicholas
Hilmy Kyrgios, oltre a nascondere il proprio secondo nome.
Tutta la spaventosa determinazione di Nick nella seconda contro Zverev |