martedì 20 gennaio 2015

È finito il 2014, quando Nick è diventato Kyrgios

La stagione tennistica è finita qualche settimana fa, ed è tempo di fare un riassunto di quanto accaduto prima di iniziare un 2015 che, per Kyrgios, volente o nolente, sarà un anno ricco di risposte da dare. Balziamo indietro fino al 2013, tanto per capire cosa faceva il nostro ragazzone mezzo greco, mezzo malesiano e tutto australiano prima di diventare famoso.

Kyrgios agli Australian Open 2014, contro Benjamin Becker: la prima vittoria nello slam di casa

Questo perché, trionfo su Nadal a parte, Nick aveva già dato segnali di potenziale grandezza in passato. A partire da gennaio 2013, quando era riuscito a conquistare lo slam (junior, ovviamente) di casa per 7-6, 6-3 contro il compatriota (e amico) Kokkinakis. Una sfida che probabilmente si ripeterà presto anche tra i grandi, non necessariamente in finale. Un trionfo in uno slam junior tuttavia, lo sanno tutti, è sì importante, ma non discriminante per la futura grandezza di un tennista: abbiamo grandi atleti brillanti già da adolescenti (Tsonga), abbiamo supereroi altrettanto vincenti in gioventù (Federer), ma soprattutto abbiamo Nargiso (per stare in Italia) e tanti altri non pervenuti di belle speranze. Senza contare casi emblematici come Nadal, che da buona belva mitologica ha evitato il circuito juniores per vincere direttamente in quello ATP. Morale della favola: uno slammino è un buon viatico al professionismo, ma non ne costituisce una garanzia. Tanto che, pensate, proprio nell'evento successivo (Wimbledon 2013) Kyrgios avrebbe perso dal coreano Chung, un anno esatto prima di trionfare sugli stessi prati contro Nadal – assurdo solo ipotizzarlo in effetti, da qualsiasi prospettiva si scruti l'evento. Wimbledon Junior quell'anno viene vinto da Giunluigi Quinzi, che adesso, gennaio 2015, è perso nei bassifondi della classifica ATP, con zero partecipazioni agli slam sul palmarès. Partecipazione slam che invece, già nel 2013, poteva vantare Nick Kyrgios; una prestigiosa vittoria contro Stepanek (7-6, 7-6, 7-6) sul rosso suolo parigino, prima di soccombere sotto le bombe di Cilic al secondo turno. Avrebbe anche perso senza dimenarsi al cospetto di Ferrer agli US Open, ultimo evento prima del nobiliare debutto in società datato 2014.

Nick parte bene già dall'inaugurale slam di casa, un percorso importante che in troppi hanno dimenticato per quanto di buono ottenuto dopo; all'Australian Open 2014 infatti sconfigge in quattro set il trentaduenne tedesco Benjamin Backer, che da ere tennistiche orbita tra il trentesimo e cinquantesimo posto ATP, ma soprattutto impegna grandemente il talentuoso francese Paire. A fine secondo set Kyrgios conduce 2-0, poi qualcosa si inceppa – a livello fisico, principalmente – e finisce col perdere 3-2. Non male, comunque, per un diciottenne. A Parigi va ma viene sconfitto 6-3, 7-6, 6-3 da Milos Raonic: la terra, pur avendogli regalato il primo exploit, probabilmente sarà una superficie dura da digerire. E da qui, subito dopo il quarto trionfo challenger ottenuto a Nottingham (su erba) si sposta a Londra. Destinazione Wimbledon. Esordisce contro il francese Robert, un classe '80 che sui sacri prati ha raggiunto al massimo un secondo turno: risultato eguagliato da Nick che lo abbatte 7-6, 7-6, 6-7, 6-2. Ad attenderlo trova Richard Gasquet, il pavone transalpino, l'ex bimbo prodigio, perenne manina d'oro e amante delle corse lontane dalla riga di fondo. La partita è bellissima e, non ci fosse stato il match contro Nadal, proprio lei avrebbe comunque reso celebre Nick, che va sotto di due set (3-6, 6-7) prima di dar vita a un'entusiasmante rimonta che lo vede trionfare al quinto: 6-4, 7-5, 10-8. Oltre che per il prestigioso scalpo del pavone, non proprio comune per un neo-diciannovenne, Kyrgios “fa notizia” per aver annullato nove (nove) match point con straordinaria freddezza. Una freddezza da campione, totalmente opposta ai suoi soliloqui-sproloqui tra un punto e l'altro, che evidenzia quanto, nonostante la giovane età, Nick sia in grado di “alzare l'asticella” al momento opportuno. Una dote talmente importante, in effetti, da avere una “definizione cliché” per commentatori a corto d'idee. Al terzo turno supera la promessa polacca proto-nadaliana chiamata Vesely, due anni più grande di lui: finisce 3-6, 6-3, 7-5, 6-2. Al quarto accade il Fatto di cui già sapete, e se non sapete potete trovarne notizia nei precedenti post del blog, oppure cercando Kyrgios – Nadal su Youtube; Fatto che è già storia e a cui non vogliamo dedicare (oggi) altre parole. Ai quarti di finale trova Raonic, a cui strappa perfino un set (solito tie-break) ma al quale successivamente cede, come a Parigi ma in condizioni ben diverse da Parigi, senza troppo lottare. Nel dopo Wimbledon Nick è ormai Kyrgios, e la stampa inizia ad accreditarlo come la “next big thing” del tennis mondiale. Lui dona conferme sostanziose agli US Open, dove sconfigge il vecchio lupo della steppa Youzhny in quattro set, tritura il ragioner Seppi in tre - con tanto di warning per esclamazioni ingiuriose – e si lancia scatenato contro il ragno tessitore Robredo, gran rovescio e mente acuta, che viene per un set tramortito dai vincenti dell'australiano; Nick va avanti anche nel secondo, ma sul 2-0 si accorge di essere finito in trappola. La ragnatela inizia a funzionare, Kyrgios è avvilito da dubbi esistenziali, Robredo non sbaglia più una palla e si concede una (prestigiosa, ormai) spremuta australiana in 3-6, 6-3, 7-6, 6-3. L'anno di Nick sostanzialmente si conclude qui, tra amichevoli poco interessanti e qualche infortunio di troppo.


Esposta la cronaca, qualche breve riflessione. Non ho cambiato idea, Nick possiede le stimmate del campione: ha talento in abbondanza e (soprattutto) la capacità di sfruttare le occasioni. Ci ha mostrato dei colpi grandiosi: il tweener frontale contro Nadal, la volée di controbalzo contro Paire, le terrificanti bordate di dritto e gli inaspettati accosti di rovescio. Possiede una notevole velocità di braccio per essere un metro e novantatré e vanta un servizio poderoso che ha dell'incredibile per semplicità d'esecuzione: totalmente decontratto, un movimento naturale – ben più di qualsiasi altro gesto sul campo – che mostra retaggi cestistici: nell'essenza una schiacciata senza salto e priva di canestro. Kyrgios però ha esibito anche diversi limiti. Innanzitutto una propensione eccessiva al fuoco d'artificio: per una spettacolare volée contro Paire ce ne sono almeno due affossate in rete. Un problema di gioventù forse, ma i suoi idoli tennistici sono Federer e Monfils, e presto dovrà optare per uno dei due versanti. Il gioco di volo è buono ma non eccelso, così come i tagli da fondocampo. Gli smash invece risultano sorprendentemente disastrosi: com'è possibile che un servizio talmente impressionante conviva con delle schiacciate scadenti? In questo può e deve migliorare, si tratta di un obbligo se vuole stare tra i Grandi. Infine, e qui potrebbero coesistere varie soluzioni, non è bravo a “pressare”: il suo ritmo, la sua velocità di crociera, i suoi colpi interlocutori viaggiano a distanza siderale rispetto alle catenate di chiusura. O inizia ad attaccare di più, oppure impara a dialogare celermente; in caso contrario saranno dolori. Nel 2015 osserveremo come evolverà il suo gioco, vedremo sia come si rapporterà coi grandi sia, soprattutto, come si troverà contro i propri coetanei: Kyrgios nel 2014 è diventato una stellina del firmamento tennistico, ma la sua luce ha bugiardamente coperto un'intera costellazione di giovani emergenti. Thiem, Vesely, Coric, Zverev hanno tutti rivelato un ottimo potenziale – con Kokkinakis in attesa di aggiungersi alla lista. Chi regnerà sugli altri potrebbe essere quello che, adesso, sembra meno accreditato; stiamo parlando di ventenni, dopotutto. La mia sensazione è che questa generazione sia destinata a imporsi presto, forse addirittura anticipando la precedente; non è detto insomma che nel dopo Djokovic-Murray-Nadal giunga un periodo di trionfi per Raonic e Dimitrov, che rischiano seriamente di rimanere triturati dai rampanti '93-'96. Chi svetterà tra loro, però, ad oggi rimane un mistero. Con una certezza: Kyrgios, a fine 2014, è il candidato principale.  

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