giovedì 19 gennaio 2017

Paura e delirio a Melbourne

Ci risiamo, e la cosa sta quasi diventando scontata, tediosa per i suoi tifosi – sempre meno – e corroborante per i detrattori, numerosi e pieni di livore. A fine anno si sperava che Nick avesse rivisto le sue priorità, e gli intenti probabilmente c'erano anche (vista l'assunzione di un fitness trainer), ma se così è stato il processo non ha generato i risultati anelati. Anzi. Dopo la sconfitta contro Andreas Seppi, già killer di Federer in terra australiana, Kyrgios – pur non adducendoli come motivazioni principali della débâcle – ha lamentato problemi al fisico, in particolare al ginocchio, autoflagellandosi (una delle sue attività preferite) e sostenendo che la colpa è sua e soltanto sua, che nell'off-season non si è preparato abbastanza, che ha giocato troppo a basket invece di allenarsi, che la vita è fatta per imparare, che proverà a evitarlo in futuro. Tutti intenti ammirabili, peccato che già in passato siano stati prima esternati e poi disattesi. Un barlume nuovo di speranza ci è concesso dall'ammissione che, forse-forse, i giornalisti su un punto hanno ragione, e cioè che, ripetiamo forse-forse, Nick potrebbe aver bisogno di un allenatore, sebbene ribadisca subito che “in campo mi piace seguire il mio flusso”, qualsiasi cosa intenda. Insomma, guardandosi intorno per qualche minuto ha realizzato che probabilmente si tratta dell'unico ragazzo in top 200 a non avere un allenatore, e che assumerne uno potrebbe aiutarlo.

Una buona sintesi autobiografica del torneo.


È l'unica via di scampo per Kyrgios: che assuma un allenatore bravo, forte e deciso, che sappia lavorare con lui sia sull'aspetto psicologico (ne è cosciente) che in quello tattico. È la sua unica speranza perché, la partita con Seppi ne è stato un chiaro sintomo, da solo non ce la può fare. L'Australian Open di Nick è stato perfetto per cinque set, i tre della prima partita e i primi due contro Ragionier Seppi; nel match contro quest'ultimo, soprattutto nel cruciale tie-break del secondo set, Kyrgios non ha solo dispensato creatività, ma anche pazienza, scambiando da fondo e attendendo il momento giusto per colpire. Visto anche il precedente scontro del 2015, vinto con sofferenza al quinto, veniva proprio da pensare che, nonostante le nefaste predizioni di qualcuno, Nick fosse davvero cresciuto. Invece no. Avevano proprio ragione quei “qualcuno”. Perché a inizio terzo set Kyrgios – convinto d'aver intascato il match, probabilmente - è uscito dal campo, chissà dove ha vagato col suo pensiero; di sicuro non sul rettangolo blu e azzurro, comunque. Prima ha consigliato a Seppi, tra il serio e il faceto, in un clima amatoriale del tutto fuori contesto, di chiedere il challenge su un servizio giudicato lungo – consiglio ignorato, il che ha reso il tutto ulteriormente comico – poi, per una risposta sbagliata e una rincorsa inutile, ha iniziato a parlare da solo e a offendere il suo box, ricevendo anche due warning. È stato fuori dalla partita fino alla fine del quarto set, regalandone quindi due all'avversario, trascorrendo circa un'ora a sparare proiettili senza logica, e permettendo a Seppi non solo di pareggiare i conti, ma anche di prendere fiducia e di entrare in partita. Il quinto è stato un bel set, deciso dai dettagli e prolungato oltre il sei pari, e proprio per questo i fischi degli spettatori nei confronti di Nick hanno generato ancora più rumore: perché la lotta è stata solo apparente, perché quella partita sarebbe dovuta finire due ore prima, perché lo svolgimento è stato grottesco, e solo in Italia il match, con la faziosità più becera, è stato definito come una “impresa di Seppi”. In questo blog abbiamo parlato spesso di tennis in termini sfumati e stratificati, ma il tennis è composto anche da elementi semplici, come la certezza con cui concludiamo questo pezzo: a Kyrgios serve un allenatore, o presto diventerà un Clown dotato di racchetta. 

Nessun commento:

Posta un commento