lunedì 11 agosto 2014

Osservando la luce divina, o forse un semplice neon.

Il tempo a mia disposizione è scarso, e dedicarmi alla scrittura di un blog tematico non era, e non è, un'ottima idea. In effetti non so per quanto durerà, né con quale frequenza verrà aggiornato. Molto semplicemente, ho avvertito la necessità di scrivere qualcosa sullo sport; non qualcosa in generale ma, come facilmente si può intuire dal titolo del sito, qualcosa riguardante Nick Kyrgios. Per parlarne nel dettaglio, a livello tecnico e non, sempre che questo diario prenda vita e forma, ci sarà tempo. Al momento mi interessa illustrare i principali motivi per cui ho intrapreso quest'avventura, che di prospettive utili, a livello monetario e lavorativo, ne ha veramente poche. Anzi, non ne ha affatto.

Nick Kyrgios a quattro anni, paffuto e deciso: una foto che vale più di un intero libro motivazionale.
Il primo punto è la rilevanza letteraria che potrebbe avere un blog di questo tipo. Certo, il futuro è impronosticabile, ma dovessimo avere entrambi - io e Kyrgios, intendo - la costanza e la bravura di portare avanti i nostri rispettivi progetti (con le dovute proporzioni), e ammesso e non concesso che staremo in vita per tutto questo tempo, tra circa quindici anni potremmo ritrovarci tra le mani - in questo caso io e voi eventuali lettori - una bella storia di successo, fallimento o, ancora meglio, entrambe le cose. Insomma, una bella storia sportiva. Perché il caro Nick in questione ha da poco compiuto diciannove anni, è un classe 1995, e di strada da percorrere, di mari da navigare, ne ha davanti un'infinità.

Il secondo punto, perché chiaramente non sono così folle da scegliere un giovane tennista a caso, è che, come direbbe Gianni Clerici, in questo ragazzone australiano di quasi due metri mi è sembrato di intravedere una reincarnazione del dio del tennis. Naturalmente potrebbe trattarsi di un'allucinazione. È, anzi, altamente probabile: ho iniziato a seguire questo sport giorno per giorno da metà 2009, quando Roger Federer stava per vincere il suo quattordicesimo slam (acciuffando Sampras per i pochi capelli ancora in testa), il suo primo Roland Garros e, allo stesso tempo, era in procinto di raggiungere il prestigioso Career Grand Slam, un traguardo riservato a pochi. Da eterno innamorato platonico del tennis, mai vero praticante né autentico tifoso, mi dissi che una tale congiunzione astrale mi poneva davanti a un classico, banale, "adesso o mai più". Per fortuna vinse "adesso", e vinse anche Roger contro Soderling, e io basilarmente non capii nulla della partita, essendo all'epoca disastrose le mie conoscenze tecniche dell'arte della racchetta, ma nonostante questo mi ricordo molto bene quel match, che avrei saputo assaporare nella sua pienezza solo molte settimane dopo. Quello che intendo dire con questo preambolo è che seguo il tennis da poco tempo, e sebbene da quel giorno lo abbia praticato molto, visto molto e studiato ancora di più - osservando filmati d'annata e leggendo libri - le possibilità che io mi sbagli riguardo a Kyrgios, che abbia preso solo un abbaglio, non sono molte: sono ancora di più.

Come avrete notato, ho nominato Roger Federer diverse volte nel corso del paragrafo precedente, e il divin elvetico ci conduce direttamente al terzo punto che mi ha spronato ad aprire questo blog. Molto semplicemente, amo Roger Federer. Adoro il suo ciuffo, la sua serietà, la sue eleganza, il suo servizio, il suo dritto, il rovescio in backspin, insomma, adoro tutto quello che qualunque appassionato dello svizzero, scrittore o meno, ha ammirato, ed eventualmente esaltato, in questi ultimi anni. E proprio questo è il problema. Facendo anche finta di non conoscere a memoria le parole di smisurata bellezza plasmate da Wallace - ed esageratamente, eccessivamente citate - a riguardo, e supponendo che possa davvero avere qualcosa di interessante e nuovo da dire su Roger, ne sono troppo tifoso, e gli sono troppo affezionato, perché il tutto non risulti eccessivamente patetico o fazioso. Non credo che con Kyrgios possa accadere la stessa cosa, e non certo per demeriti suoi; più brutalmente, giunto ormai alla veneranda età di 27 anni, non penso, e lo ammetto con un certo dispiacere, di poter avere nuovi "idoli"; idoli da venerare e adorare, come lo sono stati - diversamente - Del Piero e Federer, come solo, a mio parere, può esserlo una persona più grande. Anche in questo caso potrei sbagliarmi, ma credo sia difficile mettere su un piedistallo un ragazzo, per quanto brillante e appassionante, di quasi dieci anni più piccolo di me - e il peso, pur notevole, non c'entra affatto. Questa è una condizione che reputo fondamentale per mantenere limpida la mente, oltre che la scrittura: un piedistallo si può aggirare per un saggio o un articolo, non per un diario intero.

Per concludere, questo blog inizia a poco più di un mese dalla trionfale vittoria contro Nadal a Wimbledon, di cui parlerò in uno dei prossimi aggiornamenti. Proprio in quell'occasione, pur non essendo la prima volta che vedevo giocare Kyrgios, mi è sembrato di scorgere quella luce potenzialmente divina di cui parlavo poco fa. Questo blog inizia, inoltre e soprattutto, a pochi giorni dalla batosta incassata contro Andy Murray al Master 1000 di Toronto: nessuno si aspettava lo scalpo di un altro vincitore slam nel giro di un mese, ma una partita più combattuta sarebbe stata auspicabile. Kyrgios si è fatto soffiare il servizio per ben quattro volte, due per set, ed è stato in generale surclassato da un Murray che, in questo 2014, non si può certo definire al suo meglio.

Kyrgios finora ha stabilito o eguagliato diversi record di precocità, ha già collezionato un torneo Future e quattro Challenger (oltre che tre Slam Junior, due in doppio e uno in singolare), ed è di gran lunga il teenager con la migliore posizione ATP tra quelli attualmente presenti in classifica. Al momento non possiamo escludere che possa vincere dieci Slam, cinque o uno solo; al contempo però non possiamo nemmeno scartare l'ipotesi che si tratti di un "semplice" Tsonga, di un Soderling o, addirittura, di un nuovo Karlovic. Naturalmente, come detto prima, io ho la mia idea.

Proprio per questo, per gli innumerevoli ipotetici futuri all'orizzonte, sarà divertente seguirlo.

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