La stagione tennistica è finita
qualche settimana fa, ed è tempo di fare un riassunto di quanto
accaduto prima di iniziare un 2015 che, per Kyrgios, volente o
nolente, sarà un anno ricco di risposte da dare. Balziamo indietro fino al 2013, tanto per capire cosa faceva il
nostro ragazzone mezzo greco, mezzo malesiano e tutto australiano
prima di diventare famoso.
Kyrgios agli Australian Open 2014, contro Benjamin Becker: la prima vittoria nello slam di casa |
Questo perché, trionfo su Nadal a
parte, Nick aveva già dato segnali di potenziale grandezza in
passato. A partire da gennaio 2013, quando era riuscito a conquistare
lo slam (junior, ovviamente) di casa per 7-6, 6-3 contro il
compatriota (e amico) Kokkinakis. Una sfida che probabilmente si
ripeterà presto anche tra i grandi, non necessariamente in finale.
Un trionfo in uno slam junior tuttavia, lo sanno tutti, è sì
importante, ma non discriminante per la futura grandezza di un
tennista: abbiamo grandi atleti brillanti già da adolescenti
(Tsonga), abbiamo supereroi altrettanto vincenti in gioventù
(Federer), ma soprattutto abbiamo Nargiso (per stare in Italia) e
tanti altri non pervenuti di belle speranze. Senza contare casi
emblematici come Nadal, che da buona belva mitologica ha evitato il
circuito juniores per vincere direttamente in quello ATP. Morale
della favola: uno slammino è un buon viatico al professionismo, ma
non ne costituisce una garanzia. Tanto che, pensate, proprio
nell'evento successivo (Wimbledon 2013) Kyrgios avrebbe perso dal
coreano Chung, un anno esatto prima di trionfare sugli stessi prati
contro Nadal – assurdo solo ipotizzarlo in effetti, da qualsiasi
prospettiva si scruti l'evento. Wimbledon Junior quell'anno viene vinto da
Giunluigi Quinzi, che adesso, gennaio 2015, è perso nei bassifondi
della classifica ATP, con zero partecipazioni agli slam sul palmarès.
Partecipazione slam che invece, già nel 2013, poteva vantare Nick
Kyrgios; una prestigiosa vittoria contro Stepanek (7-6, 7-6, 7-6) sul
rosso suolo parigino, prima di soccombere sotto le bombe di Cilic al
secondo turno. Avrebbe anche perso senza dimenarsi al cospetto di
Ferrer agli US Open, ultimo evento prima del nobiliare debutto in
società datato 2014.
Nick parte bene già dall'inaugurale slam di
casa, un percorso importante che in troppi hanno dimenticato per quanto di buono ottenuto dopo;
all'Australian Open 2014 infatti sconfigge in quattro set il
trentaduenne tedesco Benjamin Backer, che da ere tennistiche orbita
tra il trentesimo e cinquantesimo posto ATP, ma soprattutto impegna
grandemente il talentuoso francese Paire. A fine secondo set Kyrgios
conduce 2-0, poi qualcosa si inceppa – a livello fisico,
principalmente – e finisce col perdere 3-2. Non male, comunque, per
un diciottenne. A Parigi va ma viene sconfitto 6-3, 7-6, 6-3 da Milos
Raonic: la terra, pur avendogli regalato il primo exploit,
probabilmente sarà una superficie dura da digerire. E da qui, subito
dopo il quarto trionfo challenger ottenuto a Nottingham (su erba) si
sposta a Londra. Destinazione Wimbledon. Esordisce contro il francese
Robert, un classe '80 che sui sacri prati ha raggiunto al
massimo un secondo turno: risultato eguagliato da Nick che lo abbatte
7-6, 7-6, 6-7, 6-2. Ad attenderlo trova Richard Gasquet, il pavone
transalpino, l'ex bimbo prodigio, perenne manina d'oro e amante delle
corse lontane dalla riga di fondo. La partita è bellissima e, non ci fosse stato il match contro Nadal, proprio lei avrebbe comunque reso
celebre Nick, che va sotto di due set (3-6, 6-7) prima di dar vita a
un'entusiasmante rimonta che lo vede trionfare al quinto: 6-4, 7-5,
10-8. Oltre che per il prestigioso scalpo del pavone, non proprio
comune per un neo-diciannovenne, Kyrgios “fa notizia” per aver
annullato nove (nove) match point con straordinaria freddezza. Una
freddezza da campione, totalmente opposta ai suoi soliloqui-sproloqui
tra un punto e l'altro, che evidenzia quanto, nonostante la giovane
età, Nick sia in grado di “alzare l'asticella” al momento
opportuno. Una dote talmente importante, in effetti, da avere una
“definizione cliché” per commentatori a corto d'idee. Al terzo
turno supera la promessa polacca proto-nadaliana chiamata Vesely, due
anni più grande di lui: finisce 3-6, 6-3, 7-5, 6-2. Al quarto accade il
Fatto di cui già sapete, e se non sapete potete trovarne notizia nei
precedenti post del blog, oppure cercando Kyrgios – Nadal su
Youtube; Fatto che è già storia e a cui non vogliamo dedicare
(oggi) altre parole. Ai quarti di finale trova Raonic, a cui strappa
perfino un set (solito tie-break) ma al quale successivamente cede,
come a Parigi ma in condizioni ben diverse da Parigi, senza troppo
lottare. Nel dopo Wimbledon Nick è ormai Kyrgios, e la stampa inizia
ad accreditarlo come la “next big thing” del tennis mondiale. Lui
dona conferme sostanziose agli US Open, dove sconfigge il vecchio
lupo della steppa Youzhny in quattro set, tritura il ragioner Seppi
in tre - con tanto di warning per esclamazioni ingiuriose – e si
lancia scatenato contro il ragno tessitore Robredo, gran rovescio e
mente acuta, che viene per un set tramortito dai vincenti
dell'australiano; Nick va avanti anche nel secondo, ma sul 2-0 si
accorge di essere finito in trappola. La ragnatela inizia a
funzionare, Kyrgios è avvilito da dubbi esistenziali, Robredo non
sbaglia più una palla e si concede una (prestigiosa, ormai) spremuta
australiana in 3-6, 6-3, 7-6, 6-3. L'anno di Nick sostanzialmente si
conclude qui, tra amichevoli poco interessanti e qualche infortunio
di troppo.
Esposta la cronaca, qualche breve
riflessione. Non ho cambiato idea, Nick possiede le stimmate del
campione: ha talento in abbondanza e (soprattutto) la capacità di sfruttare
le occasioni. Ci ha mostrato dei colpi grandiosi: il tweener
frontale contro Nadal, la volée di controbalzo contro Paire, le
terrificanti bordate di dritto e gli inaspettati accosti di rovescio.
Possiede una notevole velocità di braccio per essere un metro
e novantatré e vanta un servizio poderoso che ha dell'incredibile
per semplicità d'esecuzione: totalmente decontratto, un movimento
naturale – ben più di qualsiasi altro gesto sul campo – che
mostra retaggi cestistici: nell'essenza una schiacciata senza salto e
priva di canestro. Kyrgios però ha esibito anche diversi limiti.
Innanzitutto una propensione eccessiva al fuoco d'artificio: per una
spettacolare volée contro Paire ce ne sono almeno due affossate in
rete. Un problema di gioventù forse, ma i suoi idoli tennistici sono
Federer e Monfils, e presto dovrà optare per uno dei due versanti.
Il gioco di volo è buono ma non eccelso, così come i tagli da
fondocampo. Gli smash invece risultano sorprendentemente
disastrosi: com'è possibile che un servizio talmente impressionante conviva con delle schiacciate scadenti? In questo può e
deve migliorare, si tratta di un obbligo se vuole stare tra i Grandi.
Infine, e qui potrebbero coesistere varie soluzioni, non è bravo a
“pressare”: il suo ritmo, la sua velocità di crociera, i suoi
colpi interlocutori viaggiano a distanza siderale rispetto alle
catenate di chiusura. O inizia ad attaccare di più, oppure impara a
dialogare celermente; in caso contrario saranno dolori. Nel 2015
osserveremo come evolverà il suo gioco, vedremo sia come si rapporterà
coi grandi sia, soprattutto, come si troverà contro i propri coetanei:
Kyrgios nel 2014 è diventato una stellina del firmamento tennistico,
ma la sua luce ha bugiardamente coperto un'intera costellazione di
giovani emergenti. Thiem, Vesely, Coric, Zverev hanno tutti rivelato un ottimo potenziale – con Kokkinakis in attesa di
aggiungersi alla lista. Chi regnerà sugli altri potrebbe essere
quello che, adesso, sembra meno accreditato; stiamo parlando di
ventenni, dopotutto. La mia sensazione è che questa generazione sia
destinata a imporsi presto, forse addirittura anticipando la
precedente; non è detto insomma che nel dopo Djokovic-Murray-Nadal
giunga un periodo di trionfi per Raonic e Dimitrov, che rischiano
seriamente di rimanere triturati dai rampanti '93-'96. Chi svetterà
tra loro, però, ad oggi rimane un mistero. Con una certezza:
Kyrgios, a fine 2014, è il candidato principale.
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