Durante i primi mesi del 2015 Kyrgios
ha dato ulteriore conferma di tutto il suo potenziale, ma ha palesato
anche dei preoccupanti limiti. Prima di ogni altra dote va
sottolineata la forza caratteriale: Nick è un tennista che non teme
i grandi palcoscenici – anzi, in quei momenti si esalta. Le
pressioni pre-Australian Open, il primo slam casalingo da
“celebrità”, le ha trasformate in motivazioni. E per la seconda
volta si è issato, primo diciannovenne a riuscirci dai tempi di
Federer, ai quarti di finale di un major.
Nick col suo idolo Superman, dopo averlo battuto al Master 1000 di Madrid |
Stavolta nessuno grande
scalpo – anzi, è capitombolato proprio di fronte a Andy Murray,
che gli ha nascosto la pallina per tutto il tempo – ma tanta
solidità e tanto apprezzabile, enorme coraggio. Due partite vinte al
quinto, con la coinvolgente rimonta – da 2 set sotto – contro lo
stimabile italiota ragionier Seppi, arrivato allo scontro dopo aver
eliminato Federer ai sedicesimi. Potenza per Nick, ma anche una certa
dose di classe e, soprattutto, creatività: palle corte, volée
(spesso azzardate), soluzioni in contropiede. E un rovescio
biliardistico poco appariscente ma sempre più efficace: giocato
senza sforzo, scarsamente caricato, un colpo in controtendenza con lo
stile dell'australiano: efficace tuttavia nella sua precisione poco,
deo gratias, arrotata.
Il tracotante Nick è stato accusato
d'arroganza da avversari (battuti) e giornalisti, e non è certo
l'incarnazione terrena della diplomazia: esulta senza freni, urla,
sbraita, protesta, gesticola. Frequentemente becca uno o più warning
(siamo in attesa della prima squalifica). Osservandolo bene però è
difficile ritenerlo un presuntuoso; certo, l'impressione può anche
sollevarla, e indubbiamente il confine tra sicurezza e protervia è
labile, ma Nick più che altro è un capopopolo. Uno che ha guardato i compatrioti in tribuna e senza parole li ha convinti a divenire un branco, una mandria con cui ha affrontato senza timore la
campagna australe: è un leader nato, le persone
non hanno bisogno di una motivazione per seguirlo: Nick è uno di
quei rari esempi di maschio alfa di stampo preistorico, capace di imporsi immediatamente per carisma e potenza senza sottomettere nessuno. E non è mai scorretto – esuberante sì,
scorretto (finora) mai. Spesso, tra un'imprecazione e l'altra, si complimenta con l'avversario. Più che un bullo che tormenta
i novellini, immagine evocata a più riprese da chi non ama Kyrgios,
Nick è uno di quei ragazzi grandi e grossi che protegge i membri deboli del proprio branco: e se questo significa imporre la propria
presenza contro l'altro maschio dominante, be', lui certo non si tira
indietro.
Il suo comportamento divide e continuerà a dividere, ma
tornando per un attimo al più interessante tennis, il quarto di
finale contro Murray ha dimostrato che il giovane bombardiere non è
ancora pronto a competere (almeno sul cemento) contro i migliori atleti
dell'ATP. Troppa la differenza nella sicurezza dei colpi e nel ritmo
di gioco. Ad ogni partita è destinato a imparare qualcosa in più, e
prima o poi – forse – ce la farà. Al momento il dritto è il
colpo che dà meno sicurezza: arma letale, è vero, ma solo se usata
in modo conclusivo: quando deve interloquire o alzare
leggermente la pressione, va in difficoltà - probabilmente a
causa degli elevati tempi necessari a caricarlo. Proprio ieri Nick ha
battuto Roger Federer al secondo turno del Master 1000 di Madrid,
ottenendo la seconda vittoria contro un ex numero uno del mondo: non
è stata una partita epica come quella contro Nadal, ma comunque
memorabile: quasi tre ore di match, un tie-break finale che è
terminato al dodicesimo punto e tanti, tantissimi scambi da rivedere.
Con questa vittoria Kyrgios ha ottenuto il proprio best ranking,
leggermente fuori dai primi trenta del mondo: la sua classifica è
alta soprattutto grazie agli slam, e qui arriviamo al nemico
principale - per ora, almeno - di questo giovane
tennista: gli infortuni. Non è una novità per i grandi, alti
battitori, ma a preoccupare maggiormente è la pluralità degli
incidenti occorsi a Nick: spalla, caviglia, avambraccio, piede: le
parti del corpo ancora illese sono rimaste poche. La media punti di
Kyrgios in relazione ai tornei disputati è molto alta, ma quest'anno
per lui sarà importante, più di ogni altra cosa, trovare una
soluzione a questo dilemma: dovrà allenarsi molto e migliorare il
proprio fisico, così da trovare costanza e sicurezza. Più che
raggiungere una semifinale a Wimbledon, sarà ragguardevole
partecipare a vari tornei consecutivamente. A tal proposito, la
settimana scorsa ha disputato la prima finale ATP a Estoril (250), su terra rossa
(!), persa nettamente contro il pavone gallico Gasquet. Oggi, dopo
l'estenuante prova di ieri, è uscito al terzo set (al terzo turno di
Madrid) contro il gigantesco Isner, che ha meritato appieno di
passare il turno: è stato già un miracolo arrivare al testa a testa
finale per quanto visto in campo (circa venti punti di differenza totali).
Presto ci sarà il Roland Garros
ma, sebbene Kyrgios abbia dimostrato di saper giocare sulla terra meglio di
quanto credessi, l'obbiettivo non è tanto
arrivare ai piani alti della gloriosa melma parigina, bensì
accaparrare più punti possibile prima di Wimbledon 2015, auspicando
così di presentarsi a Londra come testa di serie: perché se
l'Australia è la terra natìa, i sacri prati inglesi costituiscono ormai la dimora adottiva,
e lì per la prima volta sarà chiamato a confermare un risultato
importante. Una prova difficile che, ci scommetto, Nick affronterà
con coraggio – sempre che non si infortuni prima.
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