Il tempo a mia disposizione è scarso, e dedicarmi alla scrittura di
un blog tematico non era, e non è, un'ottima idea. In effetti non so per
quanto durerà, né con quale frequenza verrà aggiornato. Molto
semplicemente, ho avvertito la necessità di scrivere qualcosa sullo
sport; non qualcosa in generale ma, come facilmente si può intuire dal
titolo del sito, qualcosa riguardante Nick Kyrgios. Per parlarne
nel dettaglio, a livello tecnico e non, sempre che questo diario prenda vita e forma, ci sarà
tempo. Al momento mi interessa illustrare i principali motivi per
cui ho intrapreso quest'avventura, che di prospettive utili, a
livello monetario e lavorativo, ne ha
veramente poche. Anzi, non ne ha affatto.
Nick Kyrgios a quattro anni, paffuto e deciso: una foto che vale più di un intero libro motivazionale. |
Il primo punto è la rilevanza letteraria che potrebbe avere un blog di questo tipo. Certo, il futuro è impronosticabile, ma
dovessimo avere entrambi - io e Kyrgios, intendo - la costanza e la
bravura di portare avanti i nostri rispettivi progetti (con le dovute proporzioni), e ammesso e non concesso che staremo in vita per
tutto questo tempo, tra circa quindici anni potremmo ritrovarci tra
le mani - in questo caso io e voi eventuali lettori - una bella
storia di successo, fallimento o, ancora meglio, entrambe le cose. Insomma, una bella
storia sportiva. Perché il caro Nick in questione ha da poco
compiuto diciannove anni, è un classe 1995, e di strada da
percorrere, di mari da navigare, ne ha davanti un'infinità.
Il secondo punto, perché chiaramente non sono così folle da scegliere un giovane tennista a caso, è che, come direbbe Gianni Clerici, in questo ragazzone
australiano di quasi due metri mi è sembrato di intravedere una
reincarnazione del dio del tennis. Naturalmente potrebbe trattarsi di
un'allucinazione. È, anzi, altamente probabile: ho iniziato a seguire questo sport giorno per giorno da metà 2009, quando Roger Federer
stava per vincere il suo quattordicesimo slam (acciuffando Sampras
per i pochi capelli ancora in testa), il suo primo Roland Garros e,
allo stesso tempo, era in procinto di raggiungere il prestigioso
Career Grand Slam, un traguardo riservato a pochi. Da eterno innamorato platonico del tennis, mai vero praticante né autentico tifoso, mi
dissi che una tale congiunzione astrale mi poneva davanti a un
classico, banale, "adesso o mai più". Per fortuna vinse
"adesso", e vinse anche Roger contro Soderling, e io
basilarmente non capii nulla della partita, essendo all'epoca
disastrose le mie conoscenze tecniche dell'arte della racchetta, ma
nonostante questo mi ricordo molto bene quel match, che avrei saputo
assaporare nella sua pienezza solo molte settimane dopo. Quello che intendo dire con questo preambolo è che seguo il
tennis da poco tempo, e sebbene da quel giorno lo abbia praticato molto,
visto molto e studiato ancora di più - osservando filmati d'annata e
leggendo libri - le possibilità che io mi sbagli riguardo a Kyrgios,
che abbia preso solo un abbaglio, non sono molte: sono ancora di
più.
Come avrete notato, ho nominato Roger Federer diverse
volte nel corso del paragrafo precedente, e il divin elvetico ci conduce
direttamente al terzo punto che mi ha spronato ad aprire questo blog. Molto semplicemente, amo Roger Federer. Adoro
il suo ciuffo, la sua serietà, la sue eleganza, il suo servizio, il
suo dritto, il rovescio in backspin, insomma, adoro tutto quello che
qualunque appassionato dello svizzero, scrittore o meno, ha ammirato,
ed eventualmente esaltato, in questi ultimi anni. E proprio questo è
il problema. Facendo anche finta di non conoscere a memoria le parole di
smisurata bellezza plasmate da Wallace - ed esageratamente,
eccessivamente citate - a riguardo, e supponendo che possa davvero avere qualcosa di interessante e nuovo da dire su Roger, ne sono troppo tifoso,
e gli sono troppo affezionato, perché il tutto non risulti eccessivamente
patetico o fazioso. Non credo che con Kyrgios possa accadere la
stessa cosa, e non certo per demeriti suoi; più brutalmente, giunto
ormai alla veneranda età di 27 anni, non penso, e lo ammetto con un
certo dispiacere, di poter avere nuovi "idoli"; idoli da
venerare e adorare, come lo sono stati - diversamente - Del Piero e
Federer, come solo, a mio parere, può esserlo una persona più
grande. Anche in questo caso potrei sbagliarmi, ma
credo sia difficile mettere su un piedistallo
un ragazzo, per quanto brillante e appassionante, di quasi dieci
anni più piccolo di me - e il peso, pur notevole, non c'entra affatto. Questa è una condizione che reputo fondamentale per
mantenere limpida la mente, oltre che la scrittura: un piedistallo si
può aggirare per un saggio o un articolo, non per un diario
intero.
Per concludere, questo blog inizia a poco più di un mese dalla
trionfale vittoria contro Nadal a Wimbledon, di cui parlerò in uno
dei prossimi aggiornamenti. Proprio in quell'occasione, pur non essendo la prima volta che vedevo giocare Kyrgios, mi è sembrato di scorgere quella luce potenzialmente divina di
cui parlavo poco fa. Questo blog inizia, inoltre e soprattutto, a pochi giorni
dalla batosta incassata contro Andy Murray al Master 1000 di
Toronto: nessuno si aspettava lo scalpo di un altro vincitore slam nel giro di un mese, ma una partita più combattuta sarebbe stata auspicabile. Kyrgios si è fatto soffiare il servizio
per ben quattro volte, due per set, ed è stato in generale
surclassato da un Murray che, in questo 2014, non si può certo
definire al suo meglio.
Kyrgios finora ha stabilito o eguagliato
diversi record di precocità, ha già collezionato un torneo Future e
quattro Challenger (oltre che tre Slam Junior, due in doppio e uno in
singolare), ed è di gran lunga il teenager con la migliore posizione
ATP tra quelli attualmente presenti in classifica. Al momento non possiamo
escludere che possa vincere dieci Slam, cinque o uno solo; al
contempo però non possiamo nemmeno scartare l'ipotesi che si tratti di un
"semplice" Tsonga, di un Soderling o, addirittura, di un
nuovo Karlovic. Naturalmente, come detto prima, io ho la mia idea.
Proprio per questo, per gli innumerevoli ipotetici futuri all'orizzonte, sarà divertente seguirlo.
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