martedì 7 giugno 2016

La prima volta del pistolero e le altre young guns

Kyrgios da giraffone s'è trasformato per una settimana in spietato pistolero, nell'emblematica, per affinità identitarie, città di Marsiglia. Tra l'altro, dichiarazione recente, pare che il proprietario del torneo l'abbia sostanzialmente coccolato e costretto a rimanere, perché il ragazzone di Canberra appena atterrato, e venendo da una sfilza di tornei consecutivi, e non avendo familiari accanto, pare volesse andarsene al più presto. E invece. E invece ha ottenuto il suo primo trofeo – senza fare un mezzo sorriso e con un imbarazzante “mi piace il formaggio” a fine discorso post-vittoria – battendo nel suo percorso dei grossi calibri come Berdych, Gasquet e Cilic (quest'ultimo in finale). Non ha concesso break, ha sbagliato pochissimo e ha tirato fiammate destabilizzanti per tutta la settimana.

Il solare sorriso di Nick dopo aver vinto il primo torneo. Già.



 
Insomma, per l'ennesima volta il giraffone ci ha dimostrato che, quando ha voglia e i pianeti sono allineati, avrebbe tutto per diventare un campione. Pur senza straordinari exploit negli slam – ha perso contro Berdych all'Australian Open, ottavi, e contro Gasquet al Roland Garros, terzo turno – questo è, al momento, il suo migliore anno nel circuito ATP. È undicesimo nella race to London e diciannovesimo nella classifica mondiale, e lo è grazie a una qualità mai mostrata prima: la continuità. Ha ottenuto puntoni, punti e puntini soprattutto nei tornei che non sono slam; finora era accaduto il contrario. E questo, oltre a garantire un'ottimale classifica, come conseguenza gli consentirà di trovarsi al posto (di partenza) giusto quando arriverà il momento giusto. Ogni evento potrebbe essere quello buono per un ulteriore salto di qualità, prossimo Wimbledon compreso. In teoria la parte peggiore della stagione, come condizioni atmosferiche e terreni di gioco, è terminata, ed è andata più che bene. Al solito permangono le solite idiosincrasie caratteriali, con diatribe verbali in campo e fuori, con altri tennisti e il mondo tutto: proprio per questo, nonostante non sia ricapitato niente di clamoroso in campo (e per clamoroso intendiamo lo sproloquio contro Wawrinka), Kyrgios non parteciperà alle Olimpiadi 2016. Non rappresenterà la sua nazione, che in parte non lo sopporta (nonostante – proprio a inizio anno – gli abbia sostanzialmente regalato la Hopman Cup).

Pistolero a parte, anche gli altri giovani sembra siano in rampa di lancio e, come preventivato mesi/anni fa su questo blog, pronti a scavalcare i non-più-tanto-giovani senza che questi ultimi abbiano mai vinto niente di importante: ci riferiamo al trio Nishikori-Raonic-Dimitrov. Insomma, con Nadal e Federer sostanzialmente fuori dai giochi (ahinoi), o al massimo capaci di un'ultima zampata, siamo tutti in attesa che cali Djokovic perché avvenga il mai-così-lento ricambio generazionale. Il ragazzo più pronto sembra anche quello più vecchio (e non può essere un caso), ci riferiamo a Thiem: tanti tornei vinti, e addirittura semifinale al Roland Garros, è decisamente il più consistente e continuo tra gli emergenti. È una sorta di nuovo Wawrinka, con un gran servizio e un potente rovescio a una mano, che si esprime al massimo proprio su terra battuta. Non sono troppo convinto che il pazzo, discontinuo e irrispettoso Tomic possa rientrare nel gruppo, troppo svogliato e disinteressato, ma sarei felice di sbagliarmi; sarei felice di sbagliarmi perché gli altri due candidati al numero uno, ovvero Zverev e Coric, sono dei robottini piuttosto noiosi: gioco regolare da fondo, dritto consistente e rovescio pulito, buon servizio: insomma, il primo un Maxi-Djokovic (ma più elegante nei movimenti), il secondo un Mini-Djokovic: un futuro all'insegna della regolarità, un futuro che si profila sulla linea delle noiosissime sfide Djokovic-Murray, e dentro – sebbene, ribadisco, la diversa impostazione e il sempre lodevole rovescio a una mano – si potrebbe inserire anche Thiem, che per natura tende a costruire lentamente il punto e sbagliare il meno possibile.

Per questo Kyrgios, se si ama un certo tipo di tennis, quello aggressivo e che ti fa rimanere a bocca aperta, andrebbe tifato e sostenuto nonostante il carattere da bulletto del quartiere. Kyrgios è potente, spettacolare, imprevedibile. È, soprattutto e grazie agli dei, incredibilmente creativo e coraggioso, con una gamma di colpi molto più ampia degli altri ragazzi. Servizio fluido e devastante, seconda aggressiva, palle corte e volée difficili, rovescio piatto – ma piatto piatto – accompagnato da un devastante dritto arrotato, propone palle sparate e palle tagliate, palle rettilinee ed estremamente angolate. Kyrgios è spesso maleducato e altrettante volte sgraziato nei modi e nei gesti, ma è l'unico giovane imprevedibile e sorprendente. Che trovi la voglia di giocare e vincere, perché il tennis ne ha davvero bisogno; e anche noi, dopotutto.

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