Kyrgios da giraffone s'è trasformato
per una settimana in spietato pistolero, nell'emblematica, per
affinità identitarie, città di Marsiglia. Tra l'altro,
dichiarazione recente, pare che il proprietario del torneo l'abbia
sostanzialmente coccolato e costretto a rimanere, perché il
ragazzone di Canberra appena atterrato, e venendo da una sfilza di
tornei consecutivi, e non avendo familiari accanto, pare volesse
andarsene al più presto. E invece. E invece ha ottenuto il suo primo
trofeo – senza fare un mezzo sorriso e con un imbarazzante “mi
piace il formaggio” a fine discorso post-vittoria – battendo nel
suo percorso dei grossi calibri come Berdych, Gasquet e Cilic
(quest'ultimo in finale). Non ha concesso break, ha sbagliato
pochissimo e ha tirato fiammate destabilizzanti per tutta la
settimana.
Il solare sorriso di Nick dopo aver vinto il primo torneo. Già. |
Insomma, per l'ennesima volta il
giraffone ci ha dimostrato che, quando ha voglia e i pianeti sono
allineati, avrebbe tutto per diventare un campione. Pur senza
straordinari exploit negli slam – ha perso contro Berdych
all'Australian Open, ottavi, e contro Gasquet al Roland Garros, terzo
turno – questo è, al momento, il suo migliore anno nel circuito
ATP. È undicesimo nella race to London e diciannovesimo nella
classifica mondiale, e lo è grazie a una qualità mai mostrata
prima: la continuità. Ha ottenuto puntoni, punti e puntini
soprattutto nei tornei che non sono slam; finora era accaduto il
contrario. E questo, oltre a garantire un'ottimale classifica, come
conseguenza gli consentirà di trovarsi al posto (di partenza) giusto
quando arriverà il momento giusto. Ogni evento potrebbe essere
quello buono per un ulteriore salto di qualità, prossimo Wimbledon
compreso. In teoria la parte peggiore della stagione, come condizioni
atmosferiche e terreni di gioco, è terminata, ed è andata più che
bene. Al solito permangono le solite idiosincrasie caratteriali, con
diatribe verbali in campo e fuori, con altri tennisti e il mondo
tutto: proprio per questo, nonostante non sia ricapitato niente di
clamoroso in campo (e per clamoroso intendiamo lo sproloquio contro
Wawrinka), Kyrgios non parteciperà alle Olimpiadi 2016. Non
rappresenterà la sua nazione, che in parte non lo sopporta
(nonostante – proprio a inizio anno – gli abbia sostanzialmente
regalato la Hopman Cup).
Pistolero a parte, anche gli altri
giovani sembra siano in rampa di lancio e, come preventivato
mesi/anni fa su questo blog, pronti a scavalcare i
non-più-tanto-giovani senza che questi ultimi abbiano mai vinto
niente di importante: ci riferiamo al trio Nishikori-Raonic-Dimitrov.
Insomma, con Nadal e Federer sostanzialmente fuori dai giochi
(ahinoi), o al massimo capaci di un'ultima zampata, siamo tutti in
attesa che cali Djokovic perché avvenga il mai-così-lento ricambio
generazionale. Il ragazzo più pronto sembra anche quello più
vecchio (e non può essere un caso), ci riferiamo a Thiem: tanti
tornei vinti, e addirittura semifinale al Roland Garros, è
decisamente il più consistente e continuo tra gli emergenti. È una
sorta di nuovo Wawrinka, con un gran servizio e un potente rovescio a
una mano, che si esprime al massimo proprio su terra battuta. Non
sono troppo convinto che il pazzo, discontinuo e irrispettoso Tomic
possa rientrare nel gruppo, troppo svogliato e disinteressato, ma
sarei felice di sbagliarmi; sarei felice di sbagliarmi perché gli
altri due candidati al numero uno, ovvero Zverev e Coric, sono dei
robottini piuttosto noiosi: gioco regolare da fondo, dritto
consistente e rovescio pulito, buon servizio: insomma, il primo un
Maxi-Djokovic (ma più elegante nei movimenti), il secondo un
Mini-Djokovic: un futuro all'insegna della regolarità, un futuro che
si profila sulla linea delle noiosissime sfide Djokovic-Murray, e
dentro – sebbene, ribadisco, la diversa impostazione e il sempre
lodevole rovescio a una mano – si potrebbe inserire anche Thiem,
che per natura tende a costruire lentamente il punto e sbagliare il
meno possibile.
Per questo Kyrgios, se si ama un certo
tipo di tennis, quello aggressivo e che ti fa rimanere a bocca
aperta, andrebbe tifato e sostenuto nonostante il carattere da
bulletto del quartiere. Kyrgios è potente, spettacolare,
imprevedibile. È, soprattutto e grazie agli dei, incredibilmente
creativo e coraggioso, con una gamma di colpi molto più ampia degli
altri ragazzi. Servizio fluido e devastante, seconda aggressiva,
palle corte e volée difficili, rovescio piatto – ma piatto piatto
– accompagnato da un devastante dritto arrotato, propone palle
sparate e palle tagliate, palle rettilinee ed estremamente angolate.
Kyrgios è spesso maleducato e altrettante volte sgraziato nei modi e
nei gesti, ma è l'unico giovane imprevedibile e sorprendente. Che
trovi la voglia di giocare e vincere, perché il tennis ne ha davvero
bisogno; e anche noi, dopotutto.
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